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Carlo Traini


Carlo Traini

Classe 1964, Carlo Traini durante il servizio di leva inizia ad appassionarmi ai linguaggi dell’arte, ma solo dopo il 1985 comincia a nutrire una particolare curiosità verso la pittura e la fotografia. Il primo approccio è breve, smette quasi subito di usare una vecchia fotocamera, la Praktica BC1, dopo aver sviluppato una ricerca personale attraverso pochissimi rullini bianco e nero (ricerca conclusa poi nel 1997), dopo qualche caricatore Polaroid, esperimenti con teli serigrafici e dopo l’incontro con un fotografo icona del XX secolo, Mario Giacomelli.

Con l’arrivo degli smartphone torna la passione per la fotografia, anche grazie all’avvento dell’app Hipstamatic, la cui filosofia originaria ha rappresentato la risposta a quanto non riusciva a realizzare con la fotografia analogica, né con la pittura, procedimento quest’ultimo troppo lento per il suo modo vorace di intercettare immagini. Inizia così a catturare le fotografie durante le conversazioni al telefono o attraverso il finestrino dell’auto, elaborando l’immagine in pochi secondi, direttamente sul posto, accettando tutti i limiti e le restrizioni del caso.


Promenade di Carlo Traini curatela Loredana De Pace
Un'immagine trattad dal progetto Promenade


Traini chiama il suo modo di fotografare Fotoequivalenze perché, spiega “le immagini, prevalentemente realizzate nel corso di conversazioni telefoniche, sono figlie di quel poco di libero arbitrio oggigiorno esercitabile ed equivalgono al mio stato d’animo in rapporto con il mio caos interiore; tutto questo sempre esprimendo una ricerca metafisica non disgiunta da una sperimentazione estetica personale”.






Immagini tratte dal progetto Cosmocolor


“Uso lo smartphone perché la sua fotografia non vuole essere mai un resoconto del reale, ma un racconto improvviso, dettato dall’istinto delle mie percezioni che sorvegliano la mia anima”.

Immagini tratte dal progetto Sidera


Immagini tratte dal progetto Skin Care

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